; beverly hills gdr - living this way

--meet me halfway., (dean // irene)

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CAT_IMG Posted on 1/5/2010, 10:03
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La vita è come una puttana.

BEAUTIFUL, DIRTY, RICH. Lunedì mattina. Nuovo giorno di lavoro. Ennesima notte passata con una ragazza diversa, ennesima colazione. Stavo pensando che la mia vita stesse diventanto una completa routine troppo monotona per i miei gusti. Non parlando di donne, ovvio. Pensandoci però quella mattina avrei dovuto rivedere Irene, ed era strano visto che ero stato a letto solo con Bridget, parlando di colleghe di lavoro. Ora averla anche nello stesso ufficio sarebbe stato davvero difficile, ma non per me, io ero Dean, di problemi non me ne facevo di sicuro. Forse lei si sarebbe sentita in imbarazzo, magari. Arrivai al grande edificio che ospitava l'azienda per cui lavoravo, e fermai l'auto nel parcheggio riservato, dopodichè scesi dalla macchina, e dopo aver inserito l'allarme mi allontanai arrivando all'entrata dell'edificio, dove venni salutato da tutti i colleghi. Palloso si, davvero palloso. Mi ero stancato di vedere quelle stesse facce cinque giorni su sette, porca miseria. Quelle facce da culo che rivedevo anche più di una volta al giorno. Sbuffai irritato dai miei stessi pensieri, arrivando così davanti all'ascensore. Mi ero vestito stranamente in modo diverso, quella mattina, ma non era un problema, io potevo vestirmi come mi pare. Chiamai l'ascensore, e cominciai a ticchettare con il piede, poichè ero impaziente anche nell'aspettare una stupida ascensore. Potevo consolarmi almeno sul fatto che non avrei dovuto prendere l'ascensore insieme a qualche stupido collega. Le porte si aprirono, e entrai, aspettando che si richiudesserò.
« Dean J. Woodley » bman;
 
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CAT_IMG Posted on 1/5/2010, 10:35

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«Irene Destiny Holmes»
« Il mondo ammira chi sa risorgere dalle proprie ceneri. »

CLICK
Siamo arrivati a lunedì troppo in fretta,mi diverto così tanto ad avere delle giornate libere tutte per me. Purtroppo la pacchia è finita e mi tocca tornare al lavoro,le strade si riempiono di lincon nere con a bordo uomini in giacca e cravatta pronti per tornare al lavoro. Ho sempre odiato il lunedì mattina! Si è sempre troppo stanchi per fare qualsiasi cosa e questo comprende nel pacchetto andare al lavoro dove c'è il tuo capo che ti sei portata a letto qualche giorno prima. Non sono mai stata una ragazza che si lascia prendere dall'imbarazzo delle situazioni,sono sempre riuscita ad affrontare tutto a testa alta e direi che è uno dei miei pregi in certe situazioni. Stamattina c'è un leggero calore di mezza primavera tanto da costringermi a lasciare la giacca a casa e a vestirmi in modo più leggero del solito.
Arrivo al parcheggio dell'ufficio dove trovo subito posto per la mia macchina senza neanche tropo cercare,scendo e chiudo a chiave la portiera. Devo affrontare questa situazione come se non fosse successo niente come al solito anche se non vorrei, ma che ci posso fare? Non mi sono mai ritenuta una persona così speciale da cambiare tutto ad un tratto l'atteggiamento di un uomo nei miei confronti. Sospiro per poi prendere un respiro profondo prima di entrare nell'edificio e dirigermi verso le scale che mi portano all'ufficio di Dean. Non so per quale motivo oggi ho deciso di mettermi i tacchi! Salire le scale sarebbe un completo suicidio vista la mia sbadataggine,quindi per una volta devo accantonare la mia paura per gli ascensori e affrontarne uno. Mi dirigo verso gli ascensori facendo tichettare velocemente i miei tacchi sul pavimento riuscendo a fermare una porta dell'ascensore prima che si chiuda. Entro nell'abitacolo abbastanza spazioso ma pur sempre un ascensore e noto che c'è anche la persona che dovrei affrontare a testa alta di oggi:Dean! Premo il pulsante del quinto piano e mi appoggio a una parete dell'ascensore.
"Buongiorno" gli dico essendo ancora educata e non sapendo cosa altro dire in effetti,non mi sono preparata ad un improvviso incontro,speravo di avere più tempo per prepararmi psicologicamente. Chi ha detto che la sfiga ci vede benissimo era davvero un genio,con me ci vede sempre bene e non sbaglia mai un colpo.
« Il suo sorriso mi trafiggeva il cuore senza che lui se ne accorgesse » thanks *

 
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CAT_IMG Posted on 2/5/2010, 10:22
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La vita è come una puttana.

Proprio mentre le porte dell'asconsore sono quasi ormai chiuse del tutto, una mano le farme, e loro sotto quel tocco quasi troppo forte tornano a riaprirsi, e a permettere a chi l'ha fermata di entrare. Non ci vuole molto per riconoscerla: Irene Holmes, ovviamente, come se non fosse già troppo facile no? Meglio prima che tardi infondo. Ricambiai il suo saluto con un leggero cenno del capo, poi guardai l'orologio. Era ancora troppo presto, in effetti, ma meglio arrivare in anticipo che in ritardo. Anche perchè io non dovevo rendere conto a nessuno del mio lavoro, ma lei si.
« Ma non avevi paura degli ascensori? » chiesi retorico, guardandola da capo a piedi. Avrei potuto aggiungere che magari poteva vestirsi di meno, con fare troppo ironico, così da fare il mio lavoro da capo. Ma non mi dispiaceva scorgere le sue gambe, che avevo anche già visto senza nulla addosso, quindi perchè criticare? L'ascensore continuò a salire, illuminando pian piano tutti i bottoni dei vari piani, eravamo quasi arrivati al quarto piano - e dovevamo arrivare all'ottavo - quando ad un tratto l'ascensore si fermò provocando un grande tonfo. Eppure le porte non si aprirono, non eravamo arrivati di certo a nessun piano, e la luce che illuminava poco prima i vari piani si spense. Non poteva essere, si era bloccato l'ascensore. Mi avvicinai ai vari bottoni e premetti quello dell'ottavo piano, ma non dava segni di vita. Scossi la testa.
« Cazzo si è bloccata. »
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CAT_IMG Posted on 2/5/2010, 11:36

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«Irene Destiny Holmes»
« Il mondo ammira chi sa risorgere dalle proprie ceneri. »

CLICK
Ricevo come risposta un suo sorriso che potrà sembrare poco per alcune persone ma per uno come Dean è più che sufficiente. Lo prendo comunque come un gesto gentile e mi limito di guardarmi le scarpe sentendo ogni tanto i suoi sospiri impazienti. Appena si sono chiuse le porte dell’ascensore mi sono già sentita mancare l’aria,che saranno mai pochi secondi? Posso anche resistere,è sicuramente una soluzione migliore dal cadere dalle scale rischiando di rompermi l’osso dal collo;faccio già abbastanza visite al pronto soccorso non mi serve un incentivo in più per farmi riconoscere di nuovo come l’imbranata del mese. I numeri dei piani scorrono lentamente,troppo lentamente per i miei gusti e non so più se il soffocamento sia dovuto al fatto che sia in un ascensore o per il fatto che sono in ascensore con Dean che non fa altro che guardare il suo orologio. Ad un certo punto mi rivolge la parola sempre accompagnando le sue parole con quel sorriso dannato che è stato capace di trascinarmi in questa situazione. Perché dare la colpa a lui? In fondo non era l’unico presente su quel divano sabato sera. C’ero anche io. Io e lui in un ricordo da cancellare e che non deve riemergere proprio in questo istante nel quale lui mi è proprio accanto,a qualche piccolo centimetro di distanza.
«E’ colpa dei tacchi,ho voluto evitarmi una brutta caduta lungo le scale,per qualche secondo posso pure sopportare di essere in un ascensore,credo comunque che sarà la mia ultima apparizione qua dentro» rispondo normalmente guardando di fronte a me per poi scrutarlo per un leggero secondo che mi permette di individuare la sua intera figura. Non è vestito come al solito,insomma di solito cerca di essere leggermente “professionale” ma non troppo. Come è possibile che qualsiasi cosa che abbia in torno riesca ad emanare lo stesso identico sex appeal? In effetti se ci devo pensare proprio credo che stia meglio senza tutti quei pezzi di stoffa superflui. Ecco l’ho fatto di nuovo! Devo smetterla di pensare a Dean senza vestiti prima che degeneri del tutto. Riguardo ancora a che piano siamo arrivati: siamo ancora a metà percorso ma mi sembrano passati anni da quando sono entrata qua dentro. Perché le situazioni difficili non finisco mai mentre i momenti belli sfuggono in un secondo? Sembra che qualcuno abbia voluto rendere il mondo troppo ingiusto per qualsiasi persona che lo vive,allora aveva ragione quel filosofo che non ricordo il nome,che l’uomo deve smetterla di pensare che i momenti belli possano durare in eterno,bisogna anche affrontare le brutte situazione che sembrano essere sicuramente in maggioranza durante l’arco di una giornata. L’ascensore si ferma con un leggero tonfo. Impossibile che siamo già arrivati,un istante fa eravamo al quarto piano. Guardo le lucette che segnalano a che piano siamo che improvvisamente si fermano,cosa che non mi piace,non mi piace affatto. Dean preme scocciato il tasto del nostro piano insistentemente per poi affermare scocciato che l’ascensore si è bloccato. Rimango shoccata dalla notizia come una prende la morte di un personaggio preferito di un film. No,non è possibile non può essersi bloccato proprio quanto ci sono sopra io. Ma perché volete uccidermi?
«Stai scherzando vero? » cerco di negare la realtà ponendo una domanda inutile,siccome l’ascensore non dà segni di vita e tutto è completamente spento.
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CAT_IMG Posted on 2/5/2010, 17:25
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La vita è come una puttana.

Non avevo mai sofferto di caustrofobia, nè tantomeno soffrivo i luoghi chiusi, e in quel caso non avevo paura dell'ascensore. Ma Irene probabilmente ne avrebbe avuta, e se era come diceva, gli sarebbe sicuramente preso il panico. Continuai a provare a premere i bottoni dei vari piani, per poi dare un pugno alla schermata, creando una specie di lieve tonfo, come quello di poco prima. Okay, dovevo stare calmo, se avessi continuato così l'ascensore sarebbe caduta giù, ed era l'ultima cosa che desideravo. Mi voltai verso di lei, che disse qualcosa, quasi come se volesse prenderla come uno scherzo, ma non era così. Scossi la testa, non era di certo uno scherzo, anzi. Ciò che giocava a mio sfavore poi era la poca pazienza: no che avessi fretta di andare a lavoro, ma avevo fretta di uscire da quell'ascensore, ma non per paura, per semplice incapacità di aspettare, di attendere, di stare fermo più di dieci minuti. E avevo il brutto presentimento che a Irene quella situazione non sarebbe piaciuta più di tanto. Sospirai, cercando il cellulare nella tasca, che in quel piccolo spazio ristretto risultava non funzionare. In poco tempo poi - se la memoria di tutte le lezioni di scienze studiate non mi facesse brutti scherzi - avrebbe cominciato a fare caldo, e l'ossigeno si sarebbe d'un tratto dimezzato. Non era una delle mie situazioni preferite, e probabilmente ricordava uno di quei tanti film dove i due fermavano volontariamente l'ascensore per fare sesso, peccato che questa volta non fosse il nostro caso, e no. La guardai, poggiandomi alla parete dell'ascensore.
« Il tuo funziona? » chiesi guardandola, riferendomi ovviamente alla funzionalità del suo cellulare, che speravo fosse meglio del mio. Respirai profondamente cercando di far si che diventassi per una volta paziente, che quelle piccole quattro mura non mi impedisserò quasi di respirare, perchè io non sopportavo i luoghi troppi piccolo, mi opprimevano, mi sentivo in gabbia, e io avevo bisogno di camminare, di essere libero. Ma così, mi era difficile.
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CAT_IMG Posted on 2/5/2010, 18:15

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«Irene Destiny Holmes»
« Il mondo ammira chi sa risorgere dalle proprie ceneri. »

No non sta scherzando,si gira annuendo per confermare il fatto che l’ascensore è bloccato e siamo bloccati qua dentro,dio lo sa per quanto tempo staremo qua dentro. Deglutisco guardandomi attorno mentre lui continua a premere i pulsanti dei piani inutilmente. E adesso che facciamo? Che faccio io per stare calma? E’ questo il problema. Non mi ricordo quando ho iniziato ad essere claustofobica,nel senso che da piccola non mi ricordo assolutamente nulla,come attacchi di panico o roba del genere,ma andando avanti con gli anni sono del tutto peggiorata,faccio addirittura fatica a dormire nei motel perché hanno camere talmente piccole che non riesci nemmeno a respirare. Ok Irene stai calma,probabilmente è un piccolo guasto che verrà risolto fra pochi minuti,non c’è bisogno di farsi prendere dal panico. Dean colpisce con un pugno i tasti. E’ pazzo per caso? Vuol far crollare il tutto? Si mette ad armeggiare con il telefono,che quasi sicuramente dentro queste quattro mura di metallo non funziona come dovrebbe e come spererei.
«Potresti evitare di camminare avanti e indietro,mi fai venire ansia» gli chiedo quasi supplicandolo mentre mi siedo per terra appoggiata al muro. Al diavolo se si sporcano i pantaloni! Voglio solo uscire da questo fottuto ascensore che non ha niente di meglio da fare che funzionare bene per tutti i giorni tranne quello in cui ci salgo sopra per la prima volta della mia vita! Che cazzo di situazione! Ok devo darmi una calmata. Dean si rivolge a me chiedendomi se il mio telefono funziona,ovviamente so benissimo che non funziona ma ugualmente lo tiro fuori dalla borsetta controllando la rete e confermando il fatto che non ci sia campo,nemmeno una unica e misera tacchetta di salvezza. Sto diventando melodrammatica!
« No non funziona! » gli rispondo appoggiando il telefono per terra e sventolandomi la mano davanti al viso per crearmi un po’ di aria fresca visto il calore che comincia a formarsi qua dentro. Non mi ricordo nemmeno che cosa mi avevano detto di fare in caso di panico,che imbranata che sono. Dean non fa altro che passeggiare denigrando la mia richiesta di prima. Ma insomma ci sente o no? Lo tiro per il braccio invitandolo a sedersi vicino a me,non è un comportamento del tutto professionale che dovrei mantenere con il mio capo ma questa è una situazione di emergenza.
«Rimani qui per piacere?» gli chiedo circondandogli il braccio e calmando il mio cuore che comincia a battere all’impazzata per il panico. Cuor mio stai calmo,andrà tutto bene!
Troppo tardi,il panico ormai è già iniziato e niente mi può calmare tranne un luogo fuori di qui. Mi alzo andando alla porta cominciando a sbattere contro e gridare “aiuto” aspettando che qualcuno risponda inutilmente.
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CAT_IMG Posted on 2/5/2010, 22:50
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La vita è come una puttana.

Non poteva cadermi in crisi ora, ero già nervoso di mio, non avrei potuto aiutare lei così. Si sedette a terra, poggiando le spalle alla parete, e lì fu puro panico. Se avesse cominciato ad agitarsi gli sarebbe presa l'ansia, o almeno così dicevano in quel film stupidi, ma in questo caso io non ero un bravo medico o uno psicologo di turno che aiutava la ragazza in crisi. Io ero Dean, e cazzo non ero nemmeno mai rimasto bloccato in quel cavolo di ascensore in due anni, dovevo proprio ora? Certo che era sexy così..ansiosa. Mio Dio ma che andavo a pensare? Lei era in crisi e io pensavo che era sexy, okay, ero decisamente fuori con la testa.
Mi guardò seduta dov'era, tirando fuori il suo cellulare, guardando il display. Dopo poco mi diede il respondo, negativo, con un tono di voce alquanto alterato. Cominciai a fare su e giu, in quel minuscolo spazio vitale, cercando un'idea per far si che qualcuno ci venisse a tirare fuori, un tecnico almeno che rimettesse a posto quello stupido ascensore. Ma se i cellulari erano ko che potevo fare? Che situazione, mio Dio. Il mio flusso di pensieri venne interrotto da Irene, che prendendomi per il braccio mi fece letteralmente sedere accanto a lei, chiedendomi di restare lì, chiedendomelo perfavore. Sospirai, buttando la testa all'indietro, levandomi la camicia, restando così solo con la maglietta a mezze maniche. Il caldo stava aumentando, come avevo supposto poco prima. Si alzò da terra, anando verso la porta dell'ascensore, cominciando a gridare e a dare pugni a quest'ultima. Era idiota? Primo: per urlare serviva prendere aria, e non c'è ne era tanta. Secondo: voleva morire per caso? Mi alzai di scatto lasciando la camicia dov'era, prendendola per le spalle, tirandola indietro verso di me, facendo praticamente sbattere la sua schiena contro il mio petto.
« Sei idiota? Vuoi morire spiaccicata? Vuoi consumare l'ultima briciola di ossigeno per urlare?! » sbottai, tenendola ancora per le braccia, allentando poi la presa per permetterle di muoversi di nuovo.
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CAT_IMG Posted on 2/5/2010, 23:14

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«Irene Destiny Holmes»
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Urlare non serve a niente lo so,ma sono talmente nel panico che non rispondo nemmeno più delle mie azioni. Continuo a battere sulla porta gridando aiuto,magari può succede come in quel film che la ragazza bloccata nell’ascensore viene salvata dal figo di turno proprio perché in quel momento passava davanti all’ascensore e la sente urlare. Sto diventando pazza? Mi sto attaccando a un film che non c’entra assolutamente con la mia situazione,la nostra situazione,chissà che starà pensando di me adesso Dean? Non faccio nemmeno tempo a girarmi verso di lui che mi trovo presa per le spalle per poi sbattere contro il suo petto bollente per il troppo caldo dell’abitacolo. Ehi,come si permette di darmi dell’idiota? Capisco di star sbagliando. Ma io non sono idiota proprio per niente. Mi tiene bloccata per qualche secondo per poi mollare la presa facilitandomi i movimenti,mi sento già abbastanza bloccata qua dentro e lui si mette a stritolarmi. Le persone ragionano anche parlando.
«No non voglio morire spiaccicata e non voglio nemmeno morire per mancanza di ossigeno,ma non so che fare … come faranno a salvarci quando i cellulari non prendono? Voglio solo uscire di qui » di certo non mi metto a piangere,è una situazione talmente assurda che potrei addirittura farlo. Adesso Dean mi crederà una pazza isterica e come minimo mi licenzierà e potrò dire addio al mio viaggio in Europa.Complimenti ascensore,sei proprio un amore,non sei mai servito a un cazzo solo e rendere le persone più pigre,e quando devi svolgere l’unico compito che ti è stato assegnato tu ti blocchi!?!? Sto parlando con l’ascensore,ecco che vuol dire impazzire. Voglio che finisca tutto in fretta,non so quanto potrei resistere. Dean sembra più calmo,è irritato per il fatto che siamo chiusi qua dentro ma non ha il minimo accenno di panico. Mi volto verso di lui abbracciandolo e stringendomi al suo petto.
«Ti prego resta qui finchè non è finito tutto» è l’unica persona che mi può aiutare qua dentro,non so se sia in grado ma rimanere vicina a lui così è già qualcosa per me.

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CAT_IMG Posted on 3/5/2010, 00:05
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Ebbi giusto il tempo di respirare, prima che si voltasse verso di me velocemente, come se quell'appellativo appena datogli l'avesse offesa più di qualche altra offesa pesante. Assurdo come siano susscettibili a volte le donne. Lascia che parlasse, magari nello stato in cui era era meglio per entrambi farla parlare senza interromperla, in modo da farle esposse il suo concetto. Mi sembra una di quelle pazze isteriche sull'orlo di una crisi, una di quelle che chiudono in qualche casa di reabilitazione, ma io che ho conosciuto Irene in altri ambiti posso di certo oppormi. So come da ragazza con uno sguardo determinato diventa una ragazza incerta, e so che come da ragazza calma, ora stia arrivando ad avere una crisi d'ansia. Non voglio che la cosa degeneri, non voglio che la crisi si impadronisca di lei, ma il bello è che non so che cavolo fare. Vorrei tranquillizzarla, ma come? Fa pure un caldo bestiale, di cui stranamente non mi ero accorto precedentemente, infondo non faceva mai caldo a lavoro, c'era sempre l'aria condizionata..tranne lì. Continuo comunque a rimanere calmo, ma non riesco nemmeno a pensarci su che Irene si avvicina d'un tratto a me, abbracciandomi, poggiando la sua testa sul mio petto, aggrappandosi quasi a me. No ti prego non ora cavolo, come faccio a resistere poi? Non dovevo pensarci, dovevo solo restare calmo, calmo come poco prima. Si, ma prima non era così vicina a me. Tiro un lungo respiro, circondandola con un braccio, per farle capire che comunque c'ero..Io c'ero, si, anche in una situazione così assurda, c'ero io. Indietreggia leggermente, per appoggiarmi alla parete e sostenere così il mio e il suo peso, senza così perdere l'equilibrio. Senza nemmeno tener conto dei miei stessi movimenti, sposto la mano che ho sulle sue spalle alla sua schiena, alla fine della sua schiena, senza arrivare comunque al fondoschiena. Non sono ancora così sfacciato, almeno a lavoro. Non sapevo in effetti cosa mi prendeva, ma una specie di briviso mi percorse, e non poteva di certo essere per il freddo visto che si moriva dal caldo.
Faccio scendere l'altra mano lungo il fianco sinistro, e in un attimo mi abbasso leggermente per arrivare alla sua bocca, alle sue labbra, per permettere alle mie labbra di ottenere ciò che avevano cominciato a bramare. Ma pensa, anche in questi casi..
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CAT_IMG Posted on 3/5/2010, 15:03

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Non credo di essere stata troppo avventata,sono talmente nel panico che niente sembra essere troppo avventato o troppo stupido a parer mio. E’ incredibile come il contatto con il suo corpo riesca a farmi sentire leggermente più tranquilla di prima. E’ come se avessi degli strani poteri su di me. Rimango attaccata a lei per un po’ di tempo prima di sentirmi circondata dal suo braccio,che si posiziona a metà della schiena,è molto più alto di me,ma effettivamente tutti sono più alti di me!
Indietreggia verso il muro di ferro alle sue spalle trascinando di conseguenza anche me. Le sue mani esitano per qualche secondo lungo la mia schiena per poi abbassarsi sui miei fianchi. Il suo tocco provoca in me qualcosa di poco professionale nei suoi confronti,ma non ci posso fare nulla:io sono una donna e lui è un uomo. Lo ringrazio mentalmente. Non essendo un gran consolatore è riuscito ugualmente a tranquillizzarmi. Traspiro il suo profumo attraverso la maglietta aderente. Almeno non sono rimasta chiusa qua dentro da sola. Almeno non sono rimasta chiusa con uno sconosciuto. Almeno c’è Dean! E non è dir poco. Sembra essere più nervoso di prima,lo percepisco dai nervi tesi delle braccia e dal martellio crescente del suo cuore. Si abbassa leggermente non so per fare cosa in verità,riesco a scoprire il suo intento quando ritrovo le sue labbra sulle mie. Vedo che si è arrangiato come poteva per distrarmi,e ci è riuscito alla grande
Desidero le sue labbra da un po’ di tempo anche quando ne sentivo ancora il sapore l’altro giorno. Ricambio il suo bacio come se non potessi fare altro appoggiando le mani sul suo petto. Era quello che volevo! E’ quello che voglio! Eccome se lo è


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CAT_IMG Posted on 3/5/2010, 16:22
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La vita è come una puttana.

Dovevo solo regolarmi, far capire alla mia testa che non era il momento adatto per introdurre quel genere di pensieri. Ma comunque il mio metodo sembrò funzionare meglio di tanti altri stupidi stratagemmi che i medici si inventavano per quel genere di crisi di panico, visto che su Irene sembrò avere un perfetto risultato. Continuai a baciarla, mentre portavo le mani sotto la sua maglietta, e di seguito sul suo fondoschiena che avevo tralasciato poco prima. Insomma, al diavolo i convenevoli e quella sottospecie di imbarazzo per averla nel mio stesso ufficio. Poco mi importava, in quel momento. L'unica cosa su cui continuavo a concentrarmi erano le sue labbra, e il suo corpo fottutamente perfetto. Anche questo andava nella lista dei suoi pregi eh, prima della voce 'fondoschiena'.
Continuai a tenerla per la schiena, abbassandomi pian piano, quasi come se volessi mettermi in ginocchio, e anche stavolta lei fu costretta a seguire me e i miei movimenti. La feci adagiare piano con la schiena a terra, posizionando le mie gambe piegate ai lati dei suoi fianchi, abbandonando per un momento le sue labbra, che raggiunsi poco dopo. Presi a toccarle ogni centimetro del suo corpo, ancora coperto, mentre infilavo una mano sotto alla canotta leggera che aveva, che lasciava intravedere tutto, o niente. Si mi piaceva decisamente come modo per distrarmi. Le levai la canotta, poggiandola al lato del suo viso, abbassandomi di nuovo su di lei per baciarla, per appriopriarmi come la sera precedente di un pò di lei, di un pò del suo profumo, della sua delicatezza.
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CAT_IMG Posted on 3/5/2010, 20:04

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In un attimo mi dimentico dove siamo,le pareti di ferro sembrano essere scomparse,non mi importa nemmeno più di respirare. In questo momento vedo solamente lui,le sue labbra, le sue mani,i suoi occhi come se fossero di mia proprietà,le sue labbra sono mie,le sue mani sono miei,i suoi occhi sono miei,il suo corpo è mio. Sto convivendo ancora un’altra volta un pezzo di Dean come se i miei desideri avessero deciso di essere realizzati in questo momento. Continua a baciarmi abbassandosi sempre di più costringendomi ad appoggiarmi sul pavimento dell’ascensore. Chi se ne frega dell’igiene!,mi stendo sul pavimento aspettando di ricevere di nuovo le sue labbra che non smetto mai di nominare ,forse per il fatto che sono loro che mi mandando in un mondo di estasi,raggiungendo quasi il nirvana dei miei sensi. Le sue mani esperte ormai sanno dove sono i miei punti deboli e rendono il tutto ancora più eccitante della prima volta che hanno sfiorato il mio corpo. Lo avvicino di più a me ponendo una mano dietro alla sua nuca,ditemi se ho bisogno di respirare in un momento così. Non so se sia il caldo,il posto o magari solo la sua presenza che mi fanno completamente impazzire,ma la voglia di lui fa fremere tutto il mio corpo dalla testa ai piedi. Mi toglie la canottiera sfiorandomi l’addome per poi appoggiarla proprio il mio fianco. Appoggio una mano sul suo petto invitandolo a stendersi proprio accanto a me e riesco finalmente a invertire i ruoli mettendomi sopra di lui a cavalcioni come si suol dire. Forse sto impazzendo! Non credo di aver mai avuto dentro di me tutta questa foga di avere un uomo,sarà colpa sua ,riesce a tirar fuori un lato di me che non conosco affatto,che mi spaventa,ma che forse aveva solo paura di uscire. Mi limito a ritornare alle sue labbra lasciandole per un secondo solo per sfilargli la maglietta.


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CAT_IMG Posted on 3/5/2010, 22:12
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‘‘[...] Oggi mi hanno chiesto com'è non avere la mamma. A chiedermelo sono stati quei quattro deficienti della mia classe, che sicuramente non capiscono nulla. Non capiscono che avrebbe potuto farmi male, non lo capiscono. Meglio così però perchè non avrei saputo dargli una risposta. Non so nemmeno io com'è. E'..straziante, mamma. Mi manchi, mamma, e ti rivoglio indietro. [...]’’
Quelle poche righe, scritte sul diario di mia madre, non le avevo mai fatto leggere a nessuno, infondo avevo solo dodici anni, e mia madre era morta da appena due mesi. Avevo nascorso quel diario in un grosso baule, che attualmente si trovava nel rispostiglio del mio appartamento. Non capivo nemmeno io perchè mi venisse da pensare a questo, forse perchè era anche quello il motivo per cu mi trovavo a essere in quell'ascensore, a fare quasi sesso con Irene. Perchè mia madre mi aveva abbandonato, era andata via, e da quel giorno la mia vita non aveva più capito che strada prendere. Era anche colpa sua, e della sua mancanza che preferivo fare solo sesso, senza innamorarmi mai di nessuna, perchè lei, la donna che amavo mi aveva lasciato. E ora non mi fidavo di nessuno, non mi fidavo dei 'ti amo' e delle mille promesse di una donna, non ci credevo più, io. Mi ritrovai d'un tratto nella posizione inversa, finendo con la schiena a terra, e Irene sopra di me. Sorrisi malizioso, lasciandole sfilare la mia maglietta, buttata accanto a noi, mentre mi alzavo di qualche centimetro per raggiungere la sua bocca di poco lotana, mentre le mie mani che seguivano la mia foga, andavano a sbattonarle i pantaloncini.
« Ti voglio..Voglio te, ora. » mormorai tra le sue labbra, accarezzandole i capelli.
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CAT_IMG Posted on 3/5/2010, 22:34

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«Irene Destiny Holmes»
« Il mondo ammira chi sa risorgere dalle proprie ceneri. »

Ho mai desiderato qualcuno talmente intensamente da non pensare a tutto il resto? Bè forse no,queste cose succedono solo nei film o nei libri,dove l’amore è talmente irrazionale che tutto il mondo che ci circonda svanisce in un attimo. La ragazza si innamora del ragazzo e sembrano vivere un momento senza tempo né spazio,non si riesce a capire che cosa faccia nel resto della vita quando non è con lui,e quasi come se vivessero in un piccolo paradiso privato,composto solo dai due amanti e niente possa entrare. La realtà è diversa,tutte vorrebbero incontrare quell’uomo capace di amarle fino al punto di dimenticare il resto,ma ovviamente non esiste,in questo secolo sappiamo essere tutti egoisti,ci interessiamo più di noi stessi che degli altri,ma è una cosa giusta,perfino romeo e giulietta sono stati egoisti di sé stessi,hanno voluto togliersi la vita l’un con l’altra solo perché non potevano sopportare il proprio dolore. Sto rovinando un’altra volta una storia d’amore storica,si lo so,lo faccio spesso,è solo per il fatto che odio il mondo perfetto che ti propongono,un mondo che non esiste,o magari può essere costruito se si riesce a trovare la persona giusta. Come sono arrivata a pensare a questo? Ah si Dean! Cos’è Dean per me in questo momento? Un desiderio sessuale? Un desiderio sentimentale? Che tipo di desiderio può essere?E’ una cosa a cui non riesco a dar risposta,forse perché è troppo presto per pensarci. Un giorno fa ho pensato che sto mirando al suo cuore. E’ difficile mirare a un cuore malato!Malato per il fatto che non si lascia sfiorare da niente,un cuore egoista che pensa solo a fare il suo solito percorso e che non vuole essere colpito da nient’altro. Perché sei così Dean? Che cosa ti è successo? Perché non ti lasci invadere dai sentimenti?. Si avvicina alla mia bocca con le sue labbra,passando delicatamente le mani sui miei pantaloncini tentando di toglierli. Forse . . . potrebbe essere . . .magari mi sussurra qualcosa tra le labbra,la sua voce mi fa venire i brividi è un qualcosa che ti perfora direttamente dentro,qualsiasi cosa dica sembra cogliere l’essenza di tutto.
«Sono qui» gli rispondo dopo che mi ha completamente levato i pantaloncini. Forse. . . potrebbe essere. . . magari . . . faccio scorrere le mani sul suo petto come se ormai lo conoscessero da tempo arrivando ai suoi jeans che non esito ad sganciare. Forse. . . potrebbe essere. . . magari. . . qualcosa potrebbe succedere di diverso,ma non con me,lui mi farà soffrire come tutti gli altri
« Il suo sorriso mi trafiggeva il cuore senza che lui se ne accorgesse » thanks *
 
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CAT_IMG Posted on 3/5/2010, 23:20
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La vita è come una puttana.

Ruppi quella torturante distanza tra noi due,tornando alle sue labbra, imprigionandole con le mie, con passione, quasi irruento, scostumato, ladro di chissà quale cosa bramata. Poggiai una mano dietro al suo collo, facendo si che si avvicinasse a me, ancora di più, mentre continuavo a baciarla. L'altra mano, invece, scesce lungo il suo fianco, per spostarsi sul gancetto del suo reggiseno. Ne sbottonai uno, e poi ancora un altro, e un altro ancora, finchè non arrivai asfilarglielo. Dove si era nascosto quel lato di Irene? E perchè veniva fuori solo ora, se poco prima sembrava così fragile? Non lo capivo, ma di sicuro mi sembrava una delle scoperte più belle, più..bramate. Lasciai che cadesse anche quello a terra, di lato, lentamente, quasi per paura di far rumore, di interrompere qualcosa. Non volevo aspettare, non stavolta, non lì: desideravo Irene, il suo corpo, ancora una volta, e non mi importava del luogo in effetti, non più. Avevo bisogno ora del contatto fisico tra il mio e il suo corpo, come un drogato aveva bisogno della sua dose, pure se assaggiata già.
Mi slacciai la cintura, aiutandola così a sfilarmi i jeans, che scivolarono lungo le gambe, arrivando fino ai piedi. Per fortuna l'ascensore era abbastanza lungo, almeno quello aveva favorito qualcosa, era servito. Accarezzai il bordo dei suoi slip, che ormai erano l'unica cosa veramente superflua, che doveva essere eliminata al più presto dal suo corpo, da quel corpo stranamente perfetto. Come potevo permettere alla barriera che c'era attorno al mio cuore di non crollare mai? Non me ne rendevo conto ma quella disperazione che avevo dentro era un vero e proprio blocco di ghiaccio.
« Dean J. Woodley » bman;

 
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