-hello world!

Quel sabato mattina non avevo impegni lavorativi di nessun tipo, così decisi di andare a fare un giro in città. Mi misi una maglietta a maniche corte a righe orizzontali bordeaux e nere, un paio di jeans abbastanza scoloriti, le vecchie All Star nere, che tanto adoravo, e la sciarpa di cotone rossa dalle finiture nere. Prima di uscire di casa mi ero accertata di avere in tasca sia il cellulare che il portafoglio. Mi misi gli occhiali da sole e uscii. La leggera brezza mattutina mi spettinò leggermente i capelli, ma non ci diedi molto peso.
Mi ritrovai a passare dinanzi al pub ove mio fratello lavorava. Tanto valeva andarlo a salutare. Lui faceva i turni più strambi del mondo. Chissà se c'era. Con tale interrogativo che mi vagava in testa entrai in quel locale con il mio solito sorriso solare dipinto in volto. Eccome se c'era. Come si faceva a non federe quel 26enne dal fisico fin troppo curato per essere un campagnolo come la sottoscritta. Mi avviai verso il bancone e mi sedetti su di uno sgabello.
« Ciao Roy; un succo di frutta per favore. »
Gli chiesi solare mentre gli sorridevo. Non conoscevo nessun'altro in quella città fin troppo mondana. Ciò poteva essere sia un bene che un male. Era tutta questione di punti di vista. Roy mi porse un bicchiere straripante della bibita che gli avevo ordinato con gentilezza. Non sopportavo chi chiedeva le cose con veemenza solamente perché i camerieri dovevano servirlo.
« Grazie mille. »
Lo ringraziai per poi vederlo sparire per servire altri clienti. Era sempre il solito ragazzo semplice ed indaffarato. Rimasi a bere il mio drink appoggiata al bancone. Guardando, di quando in quando, chi entrava o chi usciva dal locale. Non avevo veramente nulla da fare quella giornata. La sveglia era suonata inesorabile ed io mi ero alzata. Forse avrei potuto tornarmene a dormire, dopo gli straordinari che avevo fatto la settimana precedente una bella dormita mi ci voleva, ma non volevo perdermi per nulla al mondo quella giornata splendida con il sole che risplendeva in tutto il suo splendore.

Ancora seduta dinanzi al bancone continuai a guardare le persone che entravano e uscivano dal locale. Cavolo. Pure a quell'ora c'era un vero e proprio via vai impressionante. Possibile che la gente non sapesse dormire più di una manciata di ore? Vabbé. Non era di certo un mio problema. Ognuno viveva la propria vita come riteneva più opportuno.
Continuai a sorseggiare il succo di frutta che avevo ordinato poco prima per poi vedere una ragazza dalla borsa firmata entrare nel locale e avvicinarsi al bancone. Non osai attaccare bottone. Chiunque avesse una borsa firmata riteneva, per forza di cose, la sottoscritta un'essere inferiore. Aspettai che fosse lei a fare la prima mossa. Non avevo proprio voglia di sentire la solita frase del tipo: 'cosa vuoi da me campagnola?'.
Eddai. Vestire firmati non era un must nella mia esistenza, anzi.

Non finii ancora il succo di frutta. Preferii pagare prima. Potevo benissimo dimenticarlo con tutto quello che avevo in mente. Per lunedì dovevo progettare un'inserzione e predisporre un manifesto per una band emergente. Beh... Il secondo compito era più che altro un favore. I ragazzi ci tenevano troppo a sfondare. Tanto valeva dargli una mano, no?
Notai poco dopo la ragazza che era appena entrata sedersi accanto a me. Pardon. Notai subito lo sguardo di quella ragazza. Guardava Roy. E chi non lo guardava? Lui era il bello della famiglia, mente io ero la formica operaia. Non che la cosa mi pesasse, anzi. Successivamente notai quella ragazza guardarmi. Le sorrisi mentre mi voltavo verso di lei.
« Ciao. »
Dissi solare per poi bere un altro sorso del succo che avevo appena pagato.

Continuai a sorseggiare il mio succo per poi sentire, per la prima volta, la voce della ragazza che avevo accanto. Mi voltai nuovamente verso di lei con un sorriso solare stampato in faccia. Tanto valeva fare amicizia o, almeo, provarci.
« Piacere di conoscerti Jules. Io sono Layla; per tutti Lay. »
Le risposi solare avvicinandomi leggermente. Non volevo alzare, sgarbatamente, la voce per farmi sentire da quella ragazza dato che nel locale c'era fin troppo il solito borbottio, il quale si accostava al tintinnio dei bicchieri, delle bottiglie di vetro vuote e non e delle tazzine, di sottofondo.

Quanto via vai. Non credevo che quel locale potesse essere così popolato di sabato mattina. Beh... Tanto meglio per chi ci lavorava, almeno non rischiava dei tagli al personale per la mancanza di lavoro. Sì, pensavo sempre e comunque per il bene degli altri. Non sapevo fare altro. Forse avevo imparato a fare ciò da mio fratello. Lui pensava in continuazione al mio bene quando ero piccola. Ora volevo sdebitarmi e, molto probabilmente, ci sarei riuscita con il tempo.
« Non proprio. »
Risposi tranquillamente. Vivevo a Beverly Hills da qualche anno, ma la mia città natale rimaneva, e sarebbe sempre stata, Lawrence. Vabbé. Non dovevo permettere al passato di intaccare il mio buon umore.
« Tu? »
Le chiesi solamente mentre la mia vena curiosa faceva la sua entrata in scena.

Aveva perfettamente ragione. Aveva dei tratti somatici per niente comuni in quella città quasi straripante di ragazze bionde e dagli occhi color del cielo. Almeno, per fortuna, non venivo accumunata a loro quando vagavo senza meta, o per lavoro, per le strade di Beverly Hills.
« Infatti, ma essere diversi dalla massa è un bene, no? »
Conclusi solare, come sempre per poi appoggiare delicatamente il bicchiere, ormai vuoto, sul bancone di fronte a me. Fu in quel preciso istante che mi resi conto del fatto che non l'avevo mai vista prima al pub. Beh, ciò era plausibile. In primo luogo non ero una ragazza che aveva una vita sociale così affermata da potersi permettere di conoscere tantissime persone e, in secondo luogo, non uscivo molto dal mio ufficio dato che lavoravo, forse, fin troppo per la mia età.
Non sapevo se lasciare libero sfogo alla mia dannatissima curiosità o lasciare che fosse Jules a fare la prossima domanda, o affermazione. Non volevo di certo apparire invadente ed impicciona, dato che non lo ero per niente.